Berger John – Sul disegnare

12 settembre 2008


[disegno ‘da ricordo’, realizzato con biro bic nera su moleskine]

” E’la più profonda tra tutte le attività, quella del disegno, e la più impegnativa. […] Quasi ogni artista sa disegnare, quando ha fatto una scoperta. Ma disegnare per scoprire, questo è il processo divino, questo equivale a trovare insieme effetto e causa. La potenza del colore è niente in confronto alla potenza della linea; la linea che non esiste in natura ma che può esporre e dimostrare il tangibile con maggiore acutezza… […[ Disegnare significa toccare con mano, avere la prova che voleva Tommaso.
(pag.129)

Per un’artista disegnare è scoprire. […] E’ appunto l’atto di disegnare che costringe l’artista a guardare l’oggetto che ha di fronte, a sezionarlo con gli occhi della mente e a rimetterlo insieme; o, se disegna a memoria, che lo costringe a dragare la propria mente, a scoprire il contenuto della propria riserva di osservazioni passate.
(pag.11)

E’ quanto ho l’impressione di cogliere nelle parole di Cezanne, che mi tornano in mente così spesso. ” Un attimo nella vita del mondo sta passando. Dipingilo com’è.”
(pag.85)

da ‘Sul disegnare’ di John Berger – Scheiwiller Libri, 2007

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Annotazioni dall’ ‘Officina‘: Sono molto arrabbiata con me stessa perché di questo libro avrei voluto scrivere tanto-tantissimo, invece non ne ho il tempo e le energie.
E’ un testo che colpisce molti nervi scoperti e – a dispetto dell’apparente severità nonché impressione noiosamente saggistica da blablabla vuoto e inconsistente – scrive di tratti, cuori, emozioni, curve e moti profondi. E’ una raccolta di scritti pubblicati da Berger in un arco temporale vastissimo (dagli anni cinquanta a oggi) e in tutti l’oggetto principale è ‘il disegno’, l’arte del disegnare e il ‘come, dove, perchè, se’ ma ogni volta con registri e approcci diversi. Berger si confronta e coinvolge il lettore. Nel libro ci sono tanti disegni (suoi ma anche di altri) e sfogliandolo si ha quasi l’impressione di entrare in un laboratorio atipico che viaggi oltre il tempo e lo spazio seguendo quelle linee che Berger tanto ama.
Arrabbiatura a parte (di B contro B insomma), è un libro che ha saputo ritirare fuori gli occhi nelle mie mani, proprio tra i polpastrelli. Fregandomene del risultato, ovviamente, ma per pura voglia di provare a fissare ‘qualcosa’, di alternare la punta della penna sul foglio biaco e giocarci.
Anche perché, Berger lo spiega in molti modi, il disegno non deve essere vero neanche quando ‘copia dal vero’. Il disegno può rappresentare tratteggi più o meno verosimili ma non deve avere nessuna aspirazione al realistico perchè non rientra nelle sue possibilità. Il disegno ha ben altre potenzialità, che scivolano tranquillamente sui ‘normali canoni estetici di bellezza’. E questo mi piace. Immensamente.
Ultima annotazione: ho scannerizzato il primissimo disegno che ho fatto sul moleskine solo perché è una traccia mia, una rielaborazione di alcune parti di questa lettura. Senza che possa in alcun modo essere avvicinato al ‘disegnare’ inteso da Berger che lo fa da cinquant’anni e più…
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Annotazioni a margine apparse sul Moleskine.