Nel paese dove vivo, San Giovanni in Persiceto in provincia di Bologna, il carnevale è un periodo magico. E allo stesso tempo seriamente vissuto da persone che lavorano duramente mesi e mesi prima per preparare carri, maschere e sviluppare tematiche. E’ davvero un lavoro duro che ho toccato con mano l’anno scorso, invitata insieme ad altri a seguire le fasi finali della preparazione. L’idea – che mi è piaciuta subito – era passare un sabato pomeriggio (e per alcuni anche la notte) insieme a una compagnia della zona. E naturalmente il giorno dopo lungo le vie del paese per assistere allo spettacolo vero e proprio. Da questa esperienza sono nati dei racconti che il comune di Persiceto ha poi riunito in una raccolta che cela un sentire, approcci, angolazioni diverse. Per la prima volta io (ma è chiaro che vale anche per tutti gli altri) ho vissuto una storia partendo dai luoghi e le persone che ho conosciuto, ho stretto mani, visto sorrisi e inspirato odori (di pennelli sporchi, vernice, legno e metallo, prosciutto fresco). Io c’ero, immersa in questo clima inusuale, forse surreale eppure eccitante a modo suo. Che unisce.
Il carnevale non è solo maschere e costumi, stelle filanti o ragazzini che si rincorrono spruzzandosi schiuma.
Il carnevale è anche competizione (e qui a Persiceto davvero non si scherza) e voglia di giocare, ma giocare sotto ogni punto di vista. Con l’identità, lo spirito di squadra, le abilità manuali e i travestimenti.
E’ un calderone di colori, musica, storie estremizzate – eccessive nella loro rappresentazione finale – eppure vere, pulsanti, allegria ‘leggera’ che non si fa domande e tanta, ma proprio tanta forza.
Lascio qui, in questo taccuino virtuale, il mio racconto diviso in parti. Ma proverò anche ad aggiungere dettagli su questo sentire. Nelle prossime parti il Moleskine si arricchirà di impressioni, ricordi, immagini e sensazioni.
La foto in alto l’ho scattata nel febbraio 2007, la domenica, in attesa dell’esecuzione dello ‘Spillo’. Il carro che ho immortalato era quello a cui ero ‘stato assegnata’ realizzato dalla compagnia degli ‘Angeli’ di Sant’Agata Bolognese (il carro non si distingue bene perché è rimasto ‘incelofanato’ come un salamino fino all’ultimo momento, però attorno si vedono alcuni ‘scheletri’ nervosi).
Lo Spillo è di fatto un’esibizione in tutto e per tutto. Ogni carro ha un tempo limitato per fermarsi in piazza a Persiceto e, con una musica di sottofondo scelta appositamente, esibirsi in un mix tra coreografie, parole, danze ed esecuzioni dal carro stesso (che spesso è strutturato in modo che alcune sue parti si muovano). Ogni compagnia partecipante viene infine giudicata per poter decretare il vincitore. (Se siete curiosi dal sito del comune è ancora possibile visionare la classifica 2008, qui)
Lo Spillo è l’essenza del carnevale persicetano.
E’ uno svelare l’intento, l’idea che ha portato alla realizzazione del carro stesso. Attraverso lo Spillo viene spiegato il significato delle maschere, il tema scelto e il messaggio che si spera di lasciare al pubblico.
Foto di Simona Zanicheli – Spilli 2008
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Carro con angelo – parte I
1. Ottobre
Il tavolino di legno è di quelli traballanti, il ripiano è un minestrone di colori incrostati con qualche scalfittura qua e là. Straripa di fogli enormi sdraiati sulla superficie. Bozze per il prossimo carro carnevalesco.
La porticina laterale si spalanca all’improvviso e alcuni angoli dei fogli si alzano senza garbo. Vittorio Vetro si guarda in giro con fare circospetto. «Aloura, as pol savèir sa vlì fèr? » (Allora, si può sapere cos’avete deciso?)
La scena si ripete ogni anno. Perfino la battuta è la stessa.
« Du a si andè a finir, carògna ed sgrazié? » (Dove vi siete rintanati, razza di disgraziati?)
Un’altra porta, più pesante, cigola dalla parte opposta del capannone. La testa di un ragazzo fa capolino. Sorride.
« Stiamo preparando per stasera, capo. Decidete voi. Poi a cena ci spiegate con calma. »
Sparisce senza aggiungere altro, con quella faccia rossa per le risate che risuonano nella cucina adiacente.
Brontola, Vittorio, a denti stretti. Nessuno vuole decidere, mai. Dopo è un delirio di ‘facciamo’,’spostiamo’ e viadicendo. Sempre dopo, però.
Si ferma davanti alle bozze con lo sguardo assorto. Le sopracciglia folte, del colore della neve, delineano strane geometrie sul viso rugoso.
« Bon, ades agh pèns me. Acsè a la finen una volta par tot … » (Va bene, adesso ci penso io. Così la finiamo una buona volta).
Si volta dando la schiena al tavolo, le gambe vecchie del mobile cigolano implorando pietà sotto il peso del corpo appoggiato.
Immagina, Vittorio, i carri lungo il Corso. Se strizza gli occhi e si concentra quasi ci riesce. A vederli. Quest’anno sono arrivate due proposte. Mai successo. Eppure.
Due progetti. Una scelta.
Si concentra, Vittorio, e immagina i colori, la piattaforma che si alza e l’altra che ruota su se stessa. Le vede.
Finché qualcosa si muove. Una folata d’aria. Tiepida. Fulminea.
« As pol saveir chi ròmp i quaiòn propri ades? » (Si può sapere chi mi rompe i coglioni proprio adesso?)
Riapre gli occhi di soprassalto, si volta verso la porticina da cui è venuto ma non c’è nessuno. Tutto tace.
« Zuvnaz! »(Delinquentelli!).
Quando butta gli occhi sul tavolo uno dei progetti è scomparso. Vittorio fa un passo avanti e pesta qualcosa. Carta. L’altro progetto, probabilmente finito a terra con la folata d’aria di poco prima.
« Bon. Al va bein quas que. » ( Ecco fatto. Va bene questo.)
Lo arrotola con cura e si avvia in cucina. L’altro foglio rimane per terra a incurvarsi sotto l’umidità che penetra dal pavimento.
Quest’anno ho aiutato Vittorio nella scelta.
Nessuno può sentirlo, il pensiero silenzioso che fluttua nella stanza.
Gli unici rumori distinguibili provengono dalla cucina, dove le mani sapienti della massaie stanno preparando una succulenta cena per tutta la compagnia. Una delle tante.
[continua…]
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La foto dentro il racconto è uno scatto rubato quel Sabato pomeriggio quando sono stata mandata presso la società carnevalesca degli Angeli. Quello che vedete è l’interno del capannone della compagnia, nello sfondo c’è sempre il carro ‘incelofanato’, pronto per l’esibizione dello Spillo, ‘celato a occhi indiscreti’.
Immagine scattata dai membri del circolo fotografico ‘Il Palazzaccio’ di Persiceto.
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Direttamente dal carnevale primaverile da poco concluso, lascio qui una slide che assembla una prima parte delle fotografie scattate da Simona Zanicheli che ringrazio. Quelli che potete vedere sono i carri che hanno sfilato quest’anno. E penso che da queste immagini si assorba molto. L’atmosfera magica, lo spirito goliardico e la voglia di divertirsi, travestirsi e colorare tutto. Se volete assaporarle singolarmente, potete cliccare sull’immagine, si aprirà una finestra da dove è possibile visualizzare ogni immagine in formato più grande. Meritano davvero.