Ogni tanto penso ancora di non aver trovato.
‘Non aver trovato’ in generale, come concetto intendo, né persone inquadrate in un certo modo tanto meno situazioni regolari, nella norma insomma.
[…]… in coda a questo ‘trenino sghembo’ ci sono io che non sono né carne né pesce – e, per concludere gli incisi, non c’entro niente neanche con frutta o verdura.
Ci sono io si, che nonostante tutto sbatto contro muri invisibili e giro come una trottola per qualcosa che neanche ricordo.
[…]
In questo momento mi mancano di più le persone morte. Delle vive.
E non è proprio un buon segno, secondo me.
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Note sul testo: questi stralci fanno parte di una storia nuova che si è ‘stabilita’ nella mia testa da qualche settimana. Sono bozzoli, brandelli di parole della protagonista. Li ho scritti di getto, come si usa dire ‘di pancia’ e rileggendoli non c’è dubbio che lì dentro ci sia un pezzetto di me che probabilmente in questo periodo ha più bisogno di gridare qualcosa al mondo. Senza la pretesa di essere (ascoltato) o l’intento (di andare in un posto preciso), anzi. Gridare e basta.