Berger John, Trivier Marc – My beautiful

21 Maggio 2008

Questo libro non è qualcosa che si possa guardare, leggere e sfogliare una sola volta.
E’ uno di quei testi che si tengono sul comodino, accanto alla radiosveglia o sulla scrivania, vicino al mouse. Ogni volta che compiamo gesti comuni, quotidiani lo possiamo sbirciare, ogni tanto aprendolo è un tornare a fissare immagini, parole, incastri.
John Berger scrive, Mar Trivier fotografa e Alberto Giacometti raffigura.
Tre uomini lontani e vicini. Ognuno con il proprio mondo espressivo, intenti creativi.
Eppure in questo piccolo libro si uniscono, si miscelano in molti livelli impensati.
In realtà sembra più un moleskine, piuttosto che un libro nel senso tradizionale del terminie, penso che anche quest’aspetto, queste miscelazioni scomposte, me lo hanno fatto amare da subito.

Alberto Giacometti (1901-1966), nasce il 10 ottobre del 1901 a Borgonovo in Val Bregaglia da Giovanni, pittore neoimpressionista, e Annetta Stampa. Qui la sua biografia completa. Le sue sculture, specie nell’ultimo periodo si allungano, sembrano scheletri eppure a ogni nuova osservazione cambiano un pò, sono in continuo movimento nonostante l’apparente staticità.

Nell’immagine accanto lo stesso Giacometti tra alcune delle sue opere.

Marc Trivier è un fotografo belga.
Confesso che non lo conoscevo eppure già dalle parole di Berger se ne intuiscono le ossessioni, quel modo di lavorare cercando il momento ‘perfetto’, quando ciò che si cerca di immortale è esattamente come dev’essere: se stesso.

” Invece di stare di fronte alle sculture, Marc Trivier – che ha il talento dell’attesa – si mette accanto a esse con la sua macchina fotografica e aspetta. ” (pag.12)

Infine John Berger, di cui parlerò per ultimo essendo lui il collante di tutto. Noto come critico d’arte, poeta, giornalista, romanziere, sceneggiatore cinematografico, autore teatrale e disegnatore. Si definisce un semplice ‘storyteller’ (lo dirà chiaramente negli scritti politici ‘Abbi cara ogni cosa’ – Fusi orari, che sto leggendo ora) il che mi sembra stupendo, questo suo volersi porre di fronte agli eventi, le storie, quanto i dipinti, le immagini, tutto ciò che gli sta davanti insomma, lui lo osserva e riporta.
In questo caso si tratta di fotografie. Ma non fotografie qualunque. Scatti di sculture preziose, vive e pregne di angolazioni. In pratica Berger è intervenuto con le parole su due strati diversi di creatività.
Le forme. Poi gli scatti. E infine le parole.
Parole dunque, a descrivere con garbo, a spiegare senza eccedere, a lasciare spunti di riflessione, annotazioni, mescolanze di passato e presente. Decisamente un Moleskine atipico eppure poliedrico. Silenzioso quanto energico.
Consiglio questo sito, in inglese dove rintracciare molte informazioni su Berger:

I can’t tell you what art does and how it does it, but I know that art has often judged the judges, pleaded revenge to the innocent and shown to the future what the past has suffered, so that it has never been forgotten.

In questo saggio, ‘My beautiful’ ci sono fotografie che discretamente occupano una pagina, accanto le parole di Berger (con la versione originale in inglese nella pagina successiva) e in mezzo ci sono tutte le sculture di Giacometti che in fila ordinata si presentano all’osservatore, si voltano, cambiano angolazione e aspettano. Aspettano di essere capite. Di essere guardate ancora. E ancora.
Ed è più o meno questo che fa Berger, e prima ancora l’occhio di Trivier che le ha immortalate.
Tutti in fila, insieme, tra queste pagine che hanno echi ma sanno aspettare. Le pagine grandi, le immagini centrate ma non invasive, le parole che non riempiono, accompagnano.

” Allora tutti si girano e avanzano in fila indiana. Le sculture in testa e le fotografie dietro. Sovente seguono passo passo le stesse impronte” (pag.12) E in coda non per importanza queste parole che Berger lascia con amore, dedizione e intensità.

Non mi era mai capitato un libro così. Così tanto. Qualcosa che non richiede una lettura continuativa. Che non ha inizio né fine. Qualcosa che aspetta di essere annusato. Fissato. Sfogliato casualmente. E dove, ogni volta, le frasi restano, hanno un peso specifico tanto quanto le immagini che si lasciano guardare e ogni volta richiamano a sé.
Eppure con garbo.
Quasi sottovoce.
Ma è un silenzio che ne inspessisce gli strati, che si sedimentano in chi lo stringe tra le mani.
E’ davvero un’altra dimensione.

” Non ho mai accettato che pensare faccia solo chiarezza; serve anche a riempire un vuoto. Il pensiero ha una sua propria opacità.” (pag.32)

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My beautiful
di John Berger e Marc Trivier
Bruno Mondandori, 2008
Isbn: 9788861591141
Pag.59 – E.10

Testo: John Berger
Fotografie delle sculture: Marc Trivier
Ritratti di Alberto Giacometti: Jean Marquis
Foto Katrin Cartlidge: Jurgen Teller
Sculture di Alberto Giacometti.

Traduzione dall’inglese di Maria Nadotti.

Dalla quarta di copertina:

My beautiful, mia/o bellissima/o, ma anche “quel che è bello al mio sguardo”. Un’apostrofe amorosa, che

apre la strada a una riflessione folgorante sull’atto del guardare, sull’origine e i percorsi del piacere che ne ricaviamo, sull’idea di bellezza. Ne sono autori il narratore e critico d’arte inglese John Berger e il fotografo belga Marc Trivier.

L’oggetto del loro comune vedere sono le sculture di Alberto Giacometti. Trivier le esplora attraverso l’obiettivo fotografico, ingaggiando con loro una sorta di corporeo passo a due. Berger le ri-guarda attraverso le immagini fotografiche di Trivier, esprimendo nella scrittura la sua vertiginosa attenzione:

all’opera dello scultore, a quella del fotografo, a quell’insieme di ricordi, esperienze e aspettative che modellano il tragitto della percezione. Bello, per Berger, non è infatti quel che stabiliscono critici e accademie, ma quel che dà a chi guarda la misteriosa certezza di essere riconosciuto e accolto: opera d’arte, paesaggio o viso amato…

Un piccolo, prezioso trattato sull’amore, la memoria, l’immaginazione, la necessità di sottrarsi a gerarchie e discipline e di cercare quel che “si tiene” ed è bello per ognuno di noi. My beautiful!

«Un libro o un film non possono cambiare il mondo, ma le storie di John Berger aiutano a modificarlo.» Alain Tanner
Premio Cálamo “Otra mirada” 2005.

– Barbara Gozzi – 18 Maggio 2008

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